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INDUSTRIA CHIMICA: STATISTICHE INFORTUNI

Inail: infortuni, malattie professionali e prevenzione nell’industria chimica

Un documento Inail propone una analisi statistica sugli infortuni e sulle malattie professionali e strumenti a sostegno delle politiche di prevenzione per l’industria chimica. Focus sui dati relativi a infortuni e tecnopatie.

RCome è stato fatto per altri settori, ad esempio con riferimento alle malattie professionali in agricoltura, è sempre importante analizzare i dati relativi a infortuni e tecnopatie nei vari comparti per poter identificare “le aree di potenziale miglioramento delle prestazioni di sicurezza e salute”.
Il problema è che è necessario farlo “nelle situazioni di attività normale e ordinaria” perché è evidente che con l’emergenza COVID-19 i dati del 2020 e del 2021 saranno “caratterizzati da una forte discontinuità correlata ad una causa di forza maggiore che le imprese hanno dovuto fronteggiare”.
A ricordarlo e a fornire dati e riflessioni su infortuni e malattie professionali, in tempi “normali” (2015-2019), riguardo al settore chimico è un recente documento pubblicato dall’Inail, in collaborazione con Federchimica, dal titolo “Analisi statistica sugli infortuni e sulle malattie professionali e strumenti a sostegno delle politiche di prevenzione per l’industria chimica – Relazione tecnica”, uno strumento di analisi a “supporto del miglioramento continuo delle prestazioni su sicurezza e salute sui luoghi di lavoro da parte delle imprese chimiche”.

L’industria chimica e i settori considerati nella relazione
Il documento – a cura di Giuseppe Bucci, Silvia Amatucci e Giuseppe Morinelli (Inail, CSA), Alessandra Menicocci, Maria Ilaria Barra e Antonio Terracina (Inail, Contarp), Paolo Angelo Bragatto (Inail, DIT) e Enrico Brena (Federchimica) – sottolinea che l’industria chimica in Italia “è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia e il dodicesimo a livello mondiale e si conferma un settore manifatturiero strategico per lo sviluppo e la competitività del Sistema Paese”.
La relazione considera, nella raccolta di dati e nelle analisi, diversi settori specifici lavorativi:
C20: Fabbricazione di prodotti chimici
20.1 Fabbricazione di prodotti chimici di base, di fertilizzanti e composti azotati, di materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie;
20.2 Fabbricazione di agrofarmaci e di altri prodotti chimici per l'agricoltura;
20.3 Fabbricazione di pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici (mastici);
20.4 Fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura, di profumi e cosmetici;
20.5 fabbricazione di altri prodotti chimici (escluso il 20.51 Fabbricazione di esplosivi);
20.6 Fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali.
C21: Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici
21.1 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base.
 
Le indicazioni sugli infortuni e malattie professionali nell’industria chimica
Raccogliamo dalle conclusioni del documento alcune riflessioni sui dati, infortuni e malattie professionali, del settore chimico relativi al quinquennio 2015-2019, “per il quale sono disponibili dati statisticamente consolidati”.
Si indica che gli infortuni definiti positivi (cioè che rientrano nella tutela assicurativa), avvenuti sul lavoro, “escludendo quelli in itinere, avvengono per il 79% in qualifiche professionali con mansioni ‘operative’ all’interno o all’esterno degli stabilimenti. Le professioni tecniche contribuiscono al totale degli infortuni per l’11,5%”. E all’interno di questa categoria “figurano i lavoratori dei laboratori di ricerca e sviluppo e controllo di qualità, la cui mansione include la manipolazione di sostanze chimiche pericolose, seppur in piccole quantità”.
In particolare per ciò che concerne gli infortuni definiti positivi in occasione di lavoro “il 67,1% avviene per le seguenti tre tipologie di contatto: agente contundente (26,7%), schiacciamento verticale o orizzontale (21,2%) e sforzi psicofisici (17,9%). La tipologia di contatto con elettricità o sostanze si trova solo al sesto posto”.
Si sottolinea che i lavoratori “si infortunano maggiormente per pericoli/rischi comuni a tutte le tipologie di impresa e in percentuale relativamente minore con sostanze chimiche o elettricità, questo può far presupporre che, laddove ci sia la percezione di un rischio elevato ci sia un’attenzione maggiore, mentre dove la percezione del rischio è minore si verifichino più infortuni”.
Per le “professioni tecniche” l’incidenza percentuale di infortuni da contatto con elettricità e sostanze risulta “superiore rispetto alla media dei lavoratori del settore (12,6% contro 9,5%); gli infortuni definiti positivi in occasione di lavoro dovuti a contatto con elettricità o sostanze nel loro complesso presentano una riduzione del 37% dal 2015 al 2018 e la maggior parte degli infortuni dovuti a contatto con sostanze afferisce alla qualifica professionale ‘Conduttori di impianti, operai e conducenti di veicoli’ (54,4% del totale degli infortuni)”.
Inoltre nel periodo 2015-2018, prendendo in considerazione “solo l’agente materiale contatto si nota che le incidenze percentuali di infortuni più elevate si sono registrate relativamente ai materiali, alle strutture edili e alle superfici a livello del suolo”. E “il 76,4% degli infortuni avvenuto per contatto con sostanze chimiche è per sostanze pericolose, mentre il restante 23,6% per sostanze senza pericolo specifico (acqua, sostanze inerti, etc.)”.
Inoltre le deviazioni che causano gli infortuni “sembrano strettamente correlate con l’uomo, che perde il controllo di qualcosa nel 25,1% dei casi, che esegue movimenti probabilmente non corretti nel 41,9% dei casi e che cade nel 15,6% degli infortuni, mentre l’1% degli infortuni è dovuto a sorpresa e violenza deviazione anch’essa correlata al comportamento umano”.
Ricordiamo che una deviazione rappresenta la “descrizione di un evento anormale, ovvero la deviazione dal normale tipo di lavoro” (praticamente “l'evento che provoca l'infortunio”).
Con riferimento, infine, ai casi di malattie professionali riconosciute positivamente, “la percentuale è del 40,8%”. E per lo più “si tratta di malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo. Le malattie del sistema respiratorio rappresentano la seconda causa di riconoscimenti. L’incidenza dei tumori è del 15,8%, e rapportata al numero dei lavoratori risulta essere in media con quella del settore manifatturiero nel complesso (0,006%)”.

Riferimenti:
  • Inail, Federchimica, “ Analisi statistica sugli infortuni e sulle malattie professionali e strumenti a sostegno delle politiche di prevenzione per l’industria chimica – Relazione tecnica”, Comitato di coordinamento: Giuseppe Bucci, Alessandra Menicocci, Giovanna Tranfo, Enrico Brena, Ilaria Malerba, Giovanni Postorino; Autori: Giuseppe Bucci, Silvia Amatucci e Giuseppe Morinelli (Inail, CSA), Alessandra Menicocci, Maria Ilaria Barra e Antonio Terracina (Inail, Contarp), Paolo Angelo Bragatto (Inail, DIT) e Enrico Brena (Federchimica), edizione 2021
Fonte articolo: Puntosicuro
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