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RISCHIO INCIDENTI RILEVANTI: SULLA DIRETTIVA SEVESO

I risultati delle ispezioni possono migliorare la prevenzione? La valutazione dei rischi nel comparto degli stabilimenti industriali e gli incidenti di natura chimica

Il Decreto Legislativo 26 giugno 2015, n. 105 in attuazione e recepimento della Direttiva 2012/18/UE (Seveso III) relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti, prevede una particolare articolazione delle attività di controllo negli stabilimenti.
L’introduzione di “una ben definita pianificazione e programmazione delle ispezioni sul sistema di gestione della sicurezza”, ha, infatti, consentito di “migliorare la periodicità delle stesse, tanto da garantire che tutti gli stabilimenti fossero ispezionati almeno una volta nel corso del triennio di riferimento”. E i documenti “predisposti ed acquisiti dalle Commissioni ispettive nel corso delle campagne ispettive del triennio 2016-2018 rappresentano un importante patrimonio di informazioni”.

L’importanza dell’analisi di incidenti e segnali deboli
Nell’intervento si ricorda che gli stabilimenti interessati dall’applicazione della legislazione Seveso “rivestono un ruolo strategico e significativo che richiede la definizione di misure mirate sia a livello tecnico che organizzativo e gestionale per fronteggiare i potenziali pericoli”. E, in questo senso, “riuscire a prevedere le situazioni di pericolo risulta, quindi, fondamentale”.
Questa “lungimiranza” – continua l’intervento – “può essere indubbiamente acquisita attraverso un’attenta analisi degli incidenti e dei quasi incidenti che si verificano in azienda”. Si ricordano, a questo proposito, alcuni approcci di studio utili per comprendere le cause di un incidente e fornire indicazioni utili, anche con riferimento ai cosiddetti quasi incidenti (near miss).
Si segnala poi che un ulteriore modo per valorizzare le informazioni “può essere quello di individuare i cosiddetti segnali deboli di un sistema, ovvero lievi anomalie rispetto al normale funzionamento, o i casi e le situazioni che, da un’analisi complessiva della documentazione a disposizione, risultano più ricorrenti in modo da poter intervenire in anticipo rispetto al verificarsi di un evento incidentale”. E questo approccio “è quello che caratterizza il presente lavoro nell’ambito del quale sono considerati i cosiddetti ‘common beliefs’ per indicare i quali si utilizzerà il termine ‘convinzioni’ al fine di indicare l’insieme di informazioni note che si ritrovano anche in eventi nuovi, la cui elaborazione, da parte di esperti, consenta di evidenziare la correlazione con nuovi pericoli”.
E il punto di partenza è la documentazione “che viene raccolta nel corso delle ispezioni condotte a livello nazionale negli stabilimenti ‘Seveso’ di soglia superiore per verificare l’adeguatezza del sistema di gestione della sicurezza per il controllo del pericolo di incidenti rilevanti (SGSPIR)”.

Come estrarre conoscenza dalle informazioni raccolte
L’intervento mostra dunque come “le informazioni presenti nella documentazione acquisita dai membri delle Commissioni ispettive nel corso delle ispezioni Seveso possano essere utilizzate per aumentare la capacità dei gestori e dei soggetti coinvolti nei processi decisionali per la prevenzione degli incidenti chimici di andare oltre l’evidenza degli eventi occorsi”.
E l’obiettivo più ambizioso è quello di “individuare le informazioni ‘nascoste’ nei documenti ovvero quelle che non sono immediatamente visibili attraverso una lettura di tipo tecnico o settoriale”; per fare ciò è stato “necessario definire una nuova chiave di lettura attraverso la quale si riuscisse a comprendere il potenziale informativo dei documenti delle ispezioni, opportunamente organizzati, estraendo la conoscenza attraverso ricerche mirate”.
E riguardo alla metodologia si indicano, sempre con riferimento al D.lgs. 105/2015, i documenti che nel corso dell’ispezione la Commissione deve acquisire.
L’insieme dei documenti (“la maggior parte di questi si riferisce alle schede dell’esperienza operativa che hanno costituito il nucleo del lavoro svolto”) viene poi organizzato in un repository, in una sorta di archivio, di sistema informativo, che rappresenta “la più ampia raccolta sia per tipologia di impianti che di eventi accaduti”. E proprio per la numerosità e varietà di casi “si è potuta applicare la metodologia basata sulla misura della distanza tra una query di ricerca ed una serie di eventi con caratteristiche di similarità”.
E per valorizzare le informazioni riportate nelle schede “è stata elaborata una metodologia per ‘estrarre conoscenza’ dal repository.


Le ricerche e i risultati
La ricerca è iniziata “con un confronto tra gli ispettori per individuare quali fossero le convinzioni più comuni. Gli argomenti presi in considerazione spaziano dall’aggiornamento tecnologico alle esigenze di sicurezza; oltre ai rischi emergenti, sono state anche verificate alcune situazioni che in linea di massima si potrebbero considerare ‘mature’ ovvero che normalmente non ci si aspetterebbe di ritrovare come causa di un evento sia dal punto di vista tecnico (è il caso della manutenzione delle attrezzature) che della normale gestione delle attività lavorative”. E nell’intervento sono riportate “le convinzioni esaminate (Cerca) ed i risultati ottenuti (Risultato), sia in forma discorsiva che tabellare”.
mirino ad aumentare la consapevolezza dei gestori in tutte le fasi di gestione dell’impianto”.

Riferimento documento:
Inail, Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici, “ SAFAP 2018 - Sicurezza e affidabilità delle attrezzature a pressione. La gestione del rischio dalla costruzione all’esercizio a 130 anni dal primo decreto sulla sicurezza delle caldaie a vapore”, atti del convegno SAFAP 2018 a cura di Francesca Ceruti e Daniela Gaetana Cogliani, edizione 2018 (formato PDF, 29.42 MB).

Fonte: Puntosicuro

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